romanzospicciolo
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Tempo di Latina

C'eravamo tanto impellicciate

ModaMedia 2011 - Abito di Alessandro Pilato

In principio furono i Sosty: a metà degli anni ’90, smaltita la sbronza kitsch del decennio precedente, la parola d’ordine era minimalismo. Qualcuno addirittura ostentava un atteggiamento understatement, che per saperlo ostentare devi essere inglese non contaminato da settanta generazioni, figuriamoci che scena il low profile in salsa pontina.

Proprio in quegli anni tutti protesi verso il futuro - perché l’unico fastidio del 2000 sarebbe stato il millennium bug per il resto tutto ok - che si scoprì un nuovo modo di acquistare prodotti alimentari, in quei supermercati dove erano bandite le etichette con il pedigree e dove potevi risparmiare sulla busta di plastica utilizzando la scatola di cartone dei pelati. Sempre in quegli anni, quando era ancora permesso indossare un visone, si vedevano signore in pelliccia, scarpe decolleté e anelli ancora non finiti nelle fonderie dei Compro oro, uscire dai Sosty con la loro brava cassettina con dentro pasta, biscotti e un pezzo di formaggio, vediamo un po’ com’è. La recita da poveri fu un divertente diversivo, un argomento da salotto in attesa dell’apertura di Gusto che con il nuovo secolo, propose cucina etnica e bistecche di coccodrillo. Perché la borsetta di coccodrillo è scorrect, ma la bistecca del medesimo anfibio è indispensabile per nutrirsi. Altro che anni ’80 e Milano da bere, gli anni della crapula a queste latitudini sono stati rappresentati dal lustro prima della crisi. Istituzionalizzato l’aperitivo, scoperto il pranzo veloce fuori casa anche se abiti a duecento metri, consacrata la cena, fa ingresso nelle case di Latina un nuovo indispensabile elettrodomestico: la cantinetta per tenere i vini a temperatura esatta. Va abbinata obbligatoriamente all’umidificatore dei sigari da offrire con rhum ed extrafondente dopo cena.

E dopo? E dopo boh. Un po’ ha aiutato l’etilometro, così con la scusa dei controlli si beve con moderazione e agli ospiti in casa si versa con parsimonia. Un po’ la popolazione all’improvviso si è scoperta allergica, celiaca e intollerante, no al ristorante non posso venire non sia mai ci sia un milligrammo di glutine. E già che ci sono mi compro cartine e tabacco per farmi una sigaretta. Che se una volta compravi le cartine era solo per farti le canne, con la crisi sono state riabilitate anche le Rizla.

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IL PATTO DI MISAMBOR

     IL PATTO DI MISAMBOR

Pianeta Terra, anno 12065. Dopo millenni di battaglie tra tecnologici, ambientalisti e religiosi viene firmato il Patto di Misambor grazie al quale l’uomo dovrebbe vivere felice e in pace per l’eternità. Infatti per i primi secoli le cose vanno esattamente così. Ma “eternità” è parola grossa da digerire: per questo motivo nel Patto di Misambor vengono inserite due clausole: la prima, richiesta dagli ambientalisti, esige che comunque sia previsto un ciclo nascita-crescita-maturità-vecchiaia. La seconda, richiesta dai religiosi e ben più complessa, sancisce la possibilità della morte. Qualunque essere umano muore nel momento in cui sulla terra nessuno gli vuole più bene.

Non c’è neanche uno straccio di astronave in questo romanzo ambientato tra diecimila anni, né si va a passeggio tra le stelle e tantomeno tra le scimmie. In fondo l’umanità riesce sempre a superare se stessa.

 

Autore: Maria Corsetti

Titolo: Il Patto di Misambor

Editore: Falco Editore

Anno di pubblicazione: 2012

Pagine: 112

Prezzo: 10 euro

Copertina di Lorenzo Moriconi

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