L’acquisto dello sturalavandini
Avete mai provato ad acquistare uno sturalavandini? Arriva il giorno che serve e realizzi che non ti sei fatta mancare oggetti utilissimi come il leva-torsoli alle mele, del quale al doppio lavello della cucina non interessa granché. Guardi quelle due vasche di acqua mista a detersivo che non accennano a scendere di livello e nella memoria ripeschi l’idea di quello che occorrerebbe, ma in casa non c’è.
Il giorno dopo – l’acqua durante la notte è scesa del tutto ma basta niente per ripristinare le pozze – vai al supermercato in cerca dello sturalavandini. Uno di quei supermercati dove trovi tutto, finanche il kit completo per il lavaggio dell’auto. Quello è facilissimo da trovare. Lo sturalavandini invece è nascosto. Non c’è una categoria esatta dove collocarlo. Tra i piatti e i bicchieri no, idem tra i detersivi.
Alla fine lo stani nel reparto “scope e scopettoni”. Qui il dramma: ci sono due modelli, uno da un euro e cinquanta, l’altro da sei euro e cinquanta. Quello più costoso avrebbe anche un comodo arpione per recuperare gli oggetti. C’è scritto sulla confezione, ma io questo arpione non lo vedo. La tentazione di comprare lo sturalavandini migliore è forte, durerà senz’altro di più.
Astutamente testo la gomma delle ventose, mi sembra che entrambe abbiano la stessa consistenza. Opto per lo sturalavandini low cost, speriamo bene, speriamo che questo risparmio non si traduca in una spesa supplementare. Io mi ricordavo lo sturalavandini standard, manico di legno, ventosa color ruggine. Questo invece ha il manico di plastica bianca e la ventosa a scelta: verdina, giallina, celestina. E ora di che colore lo prendo? Sono tutti e tre carini, sembrano gelati alla frutta. Prendo quello giallo, chissà perché. Funziona! Superato l’ostacolo da sopravvivenza urbana, mi guardo intorno. Ho pulito casa qualche giorno fa e questa ha avuto l’impudenza di impolverarsi di nuovo. È primavera e i gatti perdono il pelo, se li spazzoli non cambia niente, la quota di pelo che rimane sul pavimento è sempre la stessa. Però i gatti sono contenti che li hai spazzolati e per dimostrare riconoscenza planano sul letto appena sistemato, entusiasti delle lenzuola fresche di bucato. Non resta che prepararsi per uscire. Lo specchio del bagno è come una calamita, attira le gocce d’acqua da ogni latitudine. Dal rubinetto volano verso l’alto. Sono cariche di calcare, si asciugano in un attimo, per toglierle ci vuole la raschietta, quando hai avuto la meglio su di loro hai necessità di lavarti per cancellare i segni della fatica. E che fai? Mica vorrai riaprire il rubinetto e ricominciare da capo?
Il ricambio generazionale degli armadi
Ci sono due momenti dell’anno in cui gli individui alle prese con la sopravvivenza urbana rischiano di gettare la spugna. Quelli del fatidico cambio di stagione, una prova in grado di mettere in discussione con se stesso il più irriducibile disorganizzato di città. L’estate avanza e a queste latitudini ci mette poco. Il passaggio dagli stivali ai sandali a Latina è questione di ore. La partenza verso l’avventura negli armadi sa di positivo: acquisto al supermercato di allegri scatoloni plastificati, dentro ci va di tutto. I primi maglioni vengono riposti ordinati e piegati, tempo venti minuti e arriva lo sconforto. Gli abiti invernali ingombrano più di quelli estivi. Si tratta di uno scambio iniquo, impossibile avere la meglio. Le soluzioni sono salomoniche. «D’estate un maglione può far comodo, metti che fai un viaggio in qualche posto freddo». A fare compagnia al maglione quattro stagioni finiscono: uno scialle di lana enorme (nelle notti più fresche si trasforma in plaid), un paio di anfibi pesantissimi (non vengono usati neanche d’inverno, ma hai visto mai una scampagnata), e quel magnifico abito di alta sartoria, confezionato cinquanta anni fa su misura per tua zia, arrivato intatto ai nostri giorni e che la cara parente ti ha consegnato con le lacrime agli occhi, privandosene solo per te (per fare posto nei suoi armadi ndr). A pensarci meglio avrei bisogno di una nipote.
Le aspirazioni magiche
Irrinunciabile attrezzatura per l’individuo alle prese con la sopravvivenza urbana è costituita da quei sacchetti con bocchettone che, tramite l’uso dell’aspirapolvere, consentono di ridurre un piumone a due piazze in una similcotoletta da riporre con agilità nell’armadio in attesa che torni l’inverno.
Si possono comprare ovunque. In genere si torna a casa con un numero sproporzionato rispetto alle esigenze. Ma vuoi mettere l’entusiasmo di avere la meglio su cassetti e armadi. L’operazione riesce benissimo a tutti, molto meno al disastrato di città. Punto primo: ricordarsi dove sono i sacchetti, acquistati tramite televendita in una domenica mattina carica di buoni propositi. Punto secondo: convincere il piumone a entrarci dentro. Punto terzo: ricordarsi come si usano. Da una parte c’è l’aspirapolvere, dall’altra il piumone in attesa della riduzione molecolare. Va a finire che il sacchetto magico viene usato come una comune busta, per ricavare un po’ di spazio il vecchio metodo di schiacciare il tutto con una pila di asciugamani pesantissimi è sempre efficace. Aspirazione magica rinviata al prossimo anno.
Polvere 4 stagioni
Capitolo polvere e aspirapolvere, praticamente l’esame di maturità della sopravvivenza urbana. Qui si lavora di fino, è il momento in cui, avuto più o meno la meglio su stracci e scopettoni prende la sindrome della perfezione. E inizia la guerra. Il primo passo è quello di entrare tronfi al supermercato, in uno di quelli costosi, l’idea del discount in questa fase viene rimossa. Il momento di gloria è di fronte allo scaffale. I prodotti sono conosciutissimi, non per averli mai usati, bensì per averne sentito magnificare le caratteristiche nelle pubblicità televisive. C’è lo straccio che non solo rimuove la polvere, ma che impedisce che si formi di nuovo. Quindi lo spray al miele che lucida e nutre i mobili. L’acquisto comprende l’arnese per rimuovere la polvere dai punti più difficili, come i lampadari. In questa fase di delirio domestico va a finire nel carrello il kit per pulire fino in fondo le serrande, i termosifoni, e per concludere in bellezza non ci si fa mancare la crema speciale che lucida le maniglie. Quante cose ci sono di cui prendersi cura e non lo sapevamo. Lasciato il cinquantone alle casse, si torna nella propria abitazione per farne uno specchio. Lo zelo non manca, i prodotti funzionano. Almeno lo straccio per spolverare. Dopo un’ora la polvere si tiene ancora alla larga. Anche dopo due ore.
L’idillio tra il disperato urbano e lo straccio miracoloso dura tre giorni, quando il controluce rivela l’amara verità: spolverare è operazione da mettere in atto quotidianamente.
Va meglio con le serrande: rimosse le incrostazioni, si può stare in pace per un bel po’. Le soddisfazioni più grandi arrivano dai termosifoni: se rimangono spenti, rimangono anche piuttosto puliti. Il problema si avrà in inverno, quando però le finestre rimarranno chiuse, impedendo a tutta la polvere del mondo di entrare in casa. E questa è la tecnica del bicchiere mezzo pieno.