"A me 'nserve l'otto marzo pe esse donna". Neanche un calendario fisso su quel giorno avrebbe potuto cambiare lo stato delle cose. Cosa significava essere donna per Manuela? Che una è femmina perché nasce con la fica, scopa e fa i figli? C'è poco da sbarrare gli occhi: questa è la realtà. Nel mondo umano, animale, spesso anche vegetale e persino meccanico, visto che alcuni pezzi si chiamano "maschio" e altri "femmina".
Manuela non era bella, né era esattamente brutta, puttana e navigata quanto bastava per farle affermare, con aria da insegnante pensosa: "Gli uomini dicono 'ti amo' con lo stesso spirito con il quale le donne fanno i pompini".
Cioè?
“Fai bella figura senza alla fine sprecarti più di tanto“. Ma se dici 'ti amo' è un impegno. Scusa, ma che impegno prendi se fai un pompino?
8 marzo 1989: "Ma che hai maneggiato la colla?". Vale a dire "passa 'sta canna". La sera della festa delle donne si stava in casa con un gruppo di amici a fumare.
Manuela aveva avuto un'infanzia difficile con le sue sorelle. In tutto erano quattro, ma non avevano mai letto "Piccole donne" e tantomeno "Piccole donne crescono". Quindi non ne sapevano nulla di solidarietà familiare, di legame indissolubile, di amore reciproco. Si odiavano e questa era l'essenza delle loro relazioni. Circostanza questa considerata normale in famiglia e anche in paese, non avendo letto nessuno i romanzi di Louisa May Alcott.
Quando arrivò l'adolescenza, precocissima, a Manuela non fu spiegato nulla, la pratica era in fondo la migliore maestra. Riuscì a compiere i diciannove anni prima di rimanere incinta con successivo matrimonio riparatore durato fino al battesimo della creatura. "E i soldi pel latte al ragazzino 'ndo li prendo".
Comunque il piccolo era cresciuto senza stenti, anzi con un accenno di pinguedine. "Quel bastardo de 'mi marito non me passa 'na lira. Ma tanto so donna, i soldi li trovo".
Ancora doveva scoccare l’ora dell'alba degli sbarchi di stanghe dell'est e di africane dal volto tragico su un corpo da dea. L’eccitante novità del mondo transessuale aveva da poco attraversato l’oceano.
I soldi si potevano ancora trovare improvvisando festini hard caserecci, alzando qualche giretto di fumo "ho 'nvestito 'na milionata co persone fidate". Ma poi i guadagni erano stati di nuovo investiti nella rarissima coca, "che era tanto bòna che ce la semo tirata tutta co 'na sera".
La casa era di quelle vecchie, al centro di Latina. L'Ikea ancora non aveva arredato le case degli italiani che continuavano a riciclare divani di quinta mano e tavoli abbinati alla cucina di formica. I letti matrimoniali erano composti da due reti metalliche legate con lo spago. Il lusso era avere il materasso unico. Ma era un lusso. Più spesso l'unione del talamo veniva affidata alle lenzuola. Su quel talamo tenuto compatto dal lenzuolo con gli elastici agli angoli, Manuela metteva insieme il pranzo con la cena. Esclusivamente la mattina, quando il bambino era a scuola. Il pomeriggio arrotondava facendo le pulizie.
"Me prendo la pillola, la creatura mia deve cresce senza fratelli, né sorelle".
Il preservativo? "Me dà fastidio quel coso". L'aids era una leggenda lontana. "Giusto 'n'amico mio frocio sembra che s'è presa 'sta cosa. Ma sta bene, ce siamo ammazzati de canne insieme fino a ieri".
8 marzo 1989: "Pago l'affitto, al ragazzino non glie manca niente, i soldi non li vado a rubba’. Ma che me serve l'8 marzo pe esse donna?".