romanzospicciolo
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FiloLogico, romanzo spicciolo - Cap. II

Da Angelo Branduardi ai Pooh

Roma, luglio 2012 - Concerto di Tiziano Ferro - Paola, io e Lulù

Supplì e bottigliette d'acqua per cena: 7 euro
Cappuccino e cornetto all'una di notte: 2 euro
Pieno di metano per andare e tornare da Roma: 10 euro
Tre fiocchi luminosi da mettere in testa: 15 euro
INDOSSARLI CON PAOLA E LULU' AL CONCERTO DI TIZIANO FERRO NON HA PREZZO !!!!

(come non ha prezzo ascoltare Noi due nel mondo e nell'anima dei Pooh senza doversi invischiare nel voritce dei ricordi...)

 

 I concerti, capitolo appassionante nella vita di chi ha vissuto in un certo periodo. Non siamo andati a Woodstock, è vero, però abbiamo saputo scrivere belle pagine della nostra piccola storia spicciola. Tra i tanti ne ho scelti cinque. Belli come altri, ma significativi più di altri. Per il momento, per la compagnia, per quello che mi hanno lasciato.

 

Angelo Branduardi

Era il ’79, forse l’ 80, ma credo più il ’79. Erano quegli anni ibridi che seguirono al rapimento di Moro, quando Italia preferiva non guardare le macerie lasciate dalle lotte del ’77, dalla violenza del terrorismo. Sperava ogni giorno che fosse tutto finito come in una guerra che a un certo punto non si fa più. Degli scintillanti anni ’80 non c’era neanche l’idea. Se avevi 14 anni a quell’epoca eri tutta lucidalabbra alla fragola e stelline attaccate vicino agli occhi con la colla, bamboline della Hollie Hobby e pupazzetti di Snoopy. A Latina c’era un negozietto carinissimo in Via Reginaldo Giuliani, quella traversa che parte da Piazza San Marco, dove c’è l’ingresso dell’asilo delle suore. Proprio lì davanti c’era questo negozio, credo si chiamasse Hobby. Era tutto un mondo di favole fatto di bambole di pezza, pupazzetti, modellini in legno, collane con la bottiglina con dentro i brillantini. Approdata in quarto ginnasio mi guardavo quelli della terza liceo aggrappati alle loro lotte politiche, che non si rassegnavano al tramonto di un’epoca che oggi a cinquant’anni ancora rimpiangono come chissà che cosa sublime avessero fatto. In questo contesto mio padre mi prenota il biglietto per il concerto di Branduardi. Da Latina partiva il pullman davanti la chiesa di San Marco. E chi lo conosceva Branduardi. Ma quanto fu bello quel concerto al Palaeur, con tutti gli effetti speciali che oggi fanno ridere come: la neve che scendeva dal soffitto, il fumo colorato che saliva dal palco, le luci che tingevano tutto di rosa, di verde e di blu. E il menestrello che cantava quelle ballate che oggi tutti con enfasi chiamano musica popolare, ricerca delle antiche sonorità, studio dei canti antichi. A me piacque e basta.

 

Gianna Nannini

Era il 1981. L’estate della tragedia di Alfredino Rampi. Il giorno del mio compleanno avevano sparato a Giovanni Paolo II. L’inflessibile professoressa di greco, Liliana Di Natale, mi aveva rimandato, con ragione, a settembre. Così tra un aoristo medio passivo e una cronaca triste proseguivano i giorni. Quando arriva l’annuncio: Gianna Nannini in concerto allo stadio di Latina! Io Gianna Nannini la conoscevo, mi piaceva. Era strana, diversa. E io, che nel frattempo cercavo di scoprire qualcosa di più della vita, non vedevo l’ora di andarci. Ci andai con Cristiana, amica romana in vacanza da sempre a Latina con la quale mi scrivevo tante lettere sulla carta ovviamente delle Hollie Hobbi. Oggi ci mandiamo i messaggi su Facebook. Era una sera incredibilmente asciutta, il cielo era chiaro, il palco era stato allestito a metà campo, il pubblico stava sul lato nord. Grandissima Gianna, ti adoro da sempre, con la tua piccola Penelope ci hai dimostrato che gli impossibili sono gli altri.

 

I Police

Primo anno di università, credo fosse gennaio. Io e Antonella acquistiamo due biglietti. Ma il giorno del concerto una cosa è chiara sopra le altre: come diavolo lo raggiungiamo il Palaeur? Neo patentate, fornite di macchine improbabili con le quali era consentito raggiungere la massimo San Felice di giorno, con la possibilità di rimanere a Roma se solo quella metro fosse rimasta aperta fino a dopo il concerto. Con l’impossibilità economica di fruire di un taxi. Come facciamo. Scatta il piano strategico. Allora, nel pomeriggio torniamo di nascosto a Latina. Prendiamo altrettanto di nascosto la macchina di Antonella. E ci imbarchiamo per l’avventura sulla Pontina. Tutte le 18enni che leggeranno queste righe staranno ridendo, ma allora era così. Il concerto era bello e noi eravamo felici.

 

Vasco Rossi

Io sono fan di Vasco Rossi da quando non era facile esserlo. Da quando abbandonò il palco di Sanremo. Oggi è una superstar e mi piace ancora. Però un concerto oggi è un megashow, allora era un concerto normale dove starsene tranquilli sdraiati sull’erba. Nettuno, estate 1984. Galeotto fu il concerto, visto che ci sono andata con chi mi ha poi accompagnata per 11 anni. Se fosse stato tutto come quella sera non ci saremmo mai lasciati. Ma anche Vasco Rossi è cambiato, figuriamoci i protagonisti di un romanzo spicciolo.

 

I Rolling Stones

1990. L’anno della tesi di laurea. Il compleanno di Maria Elena è alle porte e noi lo festeggiamo con il concerto dei Rolling Stones. È luglio e Roma non può che essere splendida. A bordo dei motorini (si chiamavano ancora così) raggiungiamo l’Olimpico. C’è anche Paola e qualche altra amica. Comunque nessuna di noi supera i 25 anni. Atterrate sul parto verde dello stadio ci rendiamo conto di essere fuori target con l’età. Noi troppo giovani. C’è tutta una generazione di ex sessantottini che evidentemente vivevano male i tempi attuali. Girano canne a non finire e nessuno dice niente. Meglio così, spettatore fumato è mezzo addormentato, non crea disordini, Infatti il concerto prosegue liscissimo. Quando Mike Jagger intona “Angie” io, che sto sotto al palco, riesco a guardarlo negli occhi. Azzurri.

 

I Pooh

Mi sono sempre piaciuti ma ora finalmente nel terzo millennio posso dirlo. E me li vado a sentire appena posso. Così come Franco Califano. Al concerto che tengono a Sabaudia ci vado con Ebe ed Elisabetta. Ebe e io conosciamo tutti i pezzi, Elisabetta neanche uno e ci guarda con evidente perplessità mentre siamo rapite dalle note. I Pooh mi piacciono in particolar modo perché non mi evocano niente del passato. Ascoltare “Noi due nel mondo e nell’anima” senza la noia del ricordo di un uomo non ha prezzo.

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IL PATTO DI MISAMBOR

     IL PATTO DI MISAMBOR

Pianeta Terra, anno 12065. Dopo millenni di battaglie tra tecnologici, ambientalisti e religiosi viene firmato il Patto di Misambor grazie al quale l’uomo dovrebbe vivere felice e in pace per l’eternità. Infatti per i primi secoli le cose vanno esattamente così. Ma “eternità” è parola grossa da digerire: per questo motivo nel Patto di Misambor vengono inserite due clausole: la prima, richiesta dagli ambientalisti, esige che comunque sia previsto un ciclo nascita-crescita-maturità-vecchiaia. La seconda, richiesta dai religiosi e ben più complessa, sancisce la possibilità della morte. Qualunque essere umano muore nel momento in cui sulla terra nessuno gli vuole più bene.

Non c’è neanche uno straccio di astronave in questo romanzo ambientato tra diecimila anni, né si va a passeggio tra le stelle e tantomeno tra le scimmie. In fondo l’umanità riesce sempre a superare se stessa.

 

Autore: Maria Corsetti

Titolo: Il Patto di Misambor

Editore: Falco Editore

Anno di pubblicazione: 2012

Pagine: 112

Prezzo: 10 euro

Copertina di Lorenzo Moriconi

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