1967: È l’anno della pubblicazione di “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez, Premio Nobel per la letteratura nel 1982.
La famiglia Buendia e le sue vicende fantastiche, fantascientifiche se le leggi dall’altra parte del mondo. Un intreccio di personaggi, di figli e di vita che si riproduce nonostante le maledizioni di ogni giorno. A reggere i fili Ursula, la donna che indossava la cintura di castità per impedire a se stessa di procreare. Da qui e dalla violazione che ne farà il marito, la fuga in un mondo piccolo che cresce per conto suo, ma non per questo meno felice e dannato. Sullo sfondo, quasi sussurrata, la storia del mondo di fuori. Tra guerre, compagnie bananifere e città d’Europa che sembra impossibile possano coesistere con i tempi di Macondo.
2010: Pubblicato a febbraio, “Canale Mussolini” di Antonio Pennacchi a luglio vince il Premio Strega.
La storia della famiglia Peruzzi a cavallo tra le due guerre mondiali, la vita prima e dopo l’arrivo in Agro pontino, storie di donne e fratelli, storie dietro l’angolo più vicino della nostra storia.
Un mondo nuovo che nasceva e lasciava il passo, qualche decennio dopo, alla città. Un salto all’indietro, oltre la seconda epopea pontina, quella della cassa del Mezzogiorno, per approdare dritti in una palude che lotta per non essere domata
A reggere le fila dei Peruzzi c’è la nonna, la matriarca, un pezzo di terra dura e fertile, generosa e spietata.
Una grandissima favola, o almeno questo sembra a noi, da questa parte dell’oceano, Cent’anni di solitudine. Una narrazione fittissima di eventi improbabili, un sogno sublime fatto di meraviglia continua e di stordimento. I tratti sono definiti, non possono esserci repliche per colori e profumi così imponenti. In una dimensione così quando due corpi si incontrano la vita non può che essere un’extravita. E tutto si moltiplica in un vivere quotidiano che si fa straordinario, sospeso in una dimensione di mito da tragedia greca.
Romanzo storico? E perché non favola? Perché le vicende della famiglia Peruzzi ci appaiono così verosimili? Questioni di latitudini? Antonio Pennacchi in Canale Mussolini fornisce riferimenti e date. Ma che, a guardare bene, sono come i puntini numerati di quei disegni che ottieni tracciando le linee di congiunzione. Pennacchi scrive le linee una ad una, ottiene un grandioso affresco finale. Storia e geografia vengono utilizzati come punti di appoggio. Il resto è narrazione pura, ingegno. L’osservazione dei fatti assume la forza e il fascino delle foto color seppia. Antiche e immortali, eleganti e rudi.
Le parole di García Márquez galoppano, si arriva alla fine del romanzo con il fiatone, per aver corso cercando di non perdere nulla.
Il ritmo di Pennacchi è un trotto incessante, irrobustisce durante la traversata.
Cent’anni di solitudine e Canale Mussolini ti fanno sentire come un cavallo che tira una carrozza carica all’impossibile e non si ferma, vuole arrivare alla meta. Perché arrivare alla fine di certe storie significa anche liberarsi di una lettura che ti fa circolare il sangue in maniera diversa, bella e intollerabile, mentre ti chiedi se si tratta di storia, realtà o magia.
Autore: Gabriel García Márquez Titolo: Cent'anni di solitudine Traduzione: Enrico Cicogna Editore: Mondadori Collana: Bestsellers Pagine: 420 Prezzo: 12 euro |
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Autore: Antonio Pennacchi Titolo: Canale Mussolini Editore: Mondadori Collana: Scrittori italiani e stranieri Pagine: 468 Prezzo: 20 euro Disponibile anche in ebook al prezzo di 6,99 euro |