«Noi eravamo fasci, loro erano compagni» (o viceversa). In questa coniugazione imperfetta del verbo essere potrebbe starci anche «voi siete stronzi», da entrambe le parti e al presente. Quella del ’77 è stata una stagione piena più di tragedie che di speranze, erano giovani che cercavano altro, che cercavano tra le macerie putride di un ’68 che non avevano fatto in tempo a vivere. E allora eccoli qua, “rensorechiti” come si direbbe a Cori per indicare un aggrinzirsi stile mummia, senza capelli o canuti (e lo stile non è quello di Beppe Severgnini, figo senza possibilità di replica) con una spolverata di forfora sulle spalle della giacca e le scarpe modello Hogan ripercorrere le leggendarie gesta dei vecchi tempi quando si addobbavano di mazzate in piazza per andare a finire sull’epico: «ammazza che fregna questa che sta a passa’».
Loro non lo sanno, ma, come in un incubo di Antonello Venditti, attualmente rappresentano la borghesia media di Latina: professionisti, commercianti, imprenditori che nel secondo lustro dei loro 50 anni stanno con lo sguardo perso a ricordare quando si prendevano a schiaffi per le strade di Littoria a suon di svastiche e falci e martello. Non se ne sono accorti, ma la politica che tanto li infiammava in gioventù è rimasta nelle mani di chi c’era prima, almeno anagraficamente, per approdare tra le braccia di uno che avrebbero definito, negli anni ruggenti della protesta, “un bambino vestito da cretino”.
E loro? Loro che dallo sciopero di mattina all’uscita serale si picchiavano? La storia non ha tenuto conto di loro? Ebbene no. La storia gli ha concesso di terminare, spesso anche brillantemente, gli studi, di trovare un lavoro, di sposarsi con quella che «se l’è scopata mezza Latina» (testimonianza inoppugnabile di chi fa sempre parte dell’altra metà, quella che è rimasta a bocca asciutta), di mettere al mondo un paio di pargoli da deprimere con i racconti delle gesta valorose del ‘77, un po’ come le nostre nonne ci hanno intristito l’infanzia con i ricordi di guerra. Trasgressioni ammesse: non indossare la fede nuziale, commentare i culi di passaggio sul bagnasciuga.
Circostanze attenuanti: non hanno ceduto al tatuaggio, alcuni hanno scoperto l’amore e si sono lasciati andare. Certo, la nuova fidanzata dovrà stare serate intere con lo sguardo adorante ad ascoltare le gesta dei tempi eroici, in cambio loro rimoderneranno il look. Fino a un po’ di tempo fa sapevano anche trascurare il telefono cellulare, arrivando persino a spegnerlo nell’intimità. A far vacillare questo valore aggiunto ci hanno pensato Facebook e Twitter, per il colpo di grazia ci si è rivolti a Whatsapp.
fantastico , le tue cronache sono deliziosamente acculturanti ;)