romanzospicciolo
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Domenica sera d'autunno

La domenica passa indolore e leggera, arriva la sera, la voglia è di gelato.

In gelateria si può andare da sole, immerse nei propri pensieri. In pizzeria non è possibile, in birreria non ne parliamo. Un bel cono cioccolato e zabaione, perfetto in una sera d’autunno che ancora fa caldo. Con la felpa poi si soffre anche un po’ il caldo e il gelato diventa buonissimo. Sì, bisogna sentire un po’ caldo per gustare al meglio un gelato.

 

Lui sta con gli amici, da tre ore ha il numero di lei. Gli sembra una conquista. Sarebbe bastato un giretto su Facebook, Linkedin, Twitter per trovare il modo di mettersi in contatto. Ma lui sui social non ci sta. Va bene il telefono. Certo, più a rischio ma siamo tra adulti. Birra e olive ascolane scendono giù. La pensa per un attimo e l’attimo dopo la desidera.

Chiamarla? Meglio un messaggio. Inopportuno di domenica sera? Forse meglio di lunedì mattina. Ma il desiderio è adesso. No, no, non può sbagliare, il messaggio è rinviato a domani. E si rimette a parlare con gli amici. In mano una birra, nell’altra qualche anacardo.

 

Torna a casa, buona idea il gelato. Potrebbe anche non dormire, non è tardi. Di guardare la tv non le va. Che tempo strano che è la domenica sera. La piccola vacanza è finita, ma ancora non ricomincia il lavoro. Si potrebbe fare qualcosa, ma cosa. Il giorno è trascorso bene, la sera si inciampa nei pensieri. Lui non l’ha cercata, non che lei se lo aspettasse. Però. Però insomma un qualcosa poteva anche starci. Però come la cercava? Che pensieri sballati a quest’ora. Dopo un giorno passato con la mente altrove. Meglio dormire.

 

Poteva anche approfittare di questa domenica sera di libertà. Ma era libera anche lei? Meglio non scatenare casini. Meglio un’anestesia temporanea che una tragedia destinata a durare negli anni. La domenica è uno spazio troppo sotto controllo. Meglio di lunedì, quando sono tutti distratti dalla ripresa. I tradimenti di domenica sono come quelli di Ferragosto o Capodanno, luci troppo forti, riflettori puntati. Meglio dormire. Si addormentò scocciato. 

IL PATTO DI MISAMBOR

     IL PATTO DI MISAMBOR

Pianeta Terra, anno 12065. Dopo millenni di battaglie tra tecnologici, ambientalisti e religiosi viene firmato il Patto di Misambor grazie al quale l’uomo dovrebbe vivere felice e in pace per l’eternità. Infatti per i primi secoli le cose vanno esattamente così. Ma “eternità” è parola grossa da digerire: per questo motivo nel Patto di Misambor vengono inserite due clausole: la prima, richiesta dagli ambientalisti, esige che comunque sia previsto un ciclo nascita-crescita-maturità-vecchiaia. La seconda, richiesta dai religiosi e ben più complessa, sancisce la possibilità della morte. Qualunque essere umano muore nel momento in cui sulla terra nessuno gli vuole più bene.

Non c’è neanche uno straccio di astronave in questo romanzo ambientato tra diecimila anni, né si va a passeggio tra le stelle e tantomeno tra le scimmie. In fondo l’umanità riesce sempre a superare se stessa.

 

Autore: Maria Corsetti

Titolo: Il Patto di Misambor

Editore: Falco Editore

Anno di pubblicazione: 2012

Pagine: 112

Prezzo: 10 euro

Copertina di Lorenzo Moriconi

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