romanzospicciolo
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Mercoledì d'autunno

Quel mercoledì d’autunno era straordinario. Gli alberi iniziavano appena a ingiallire e con la luce accesa del mattino incorniciata da un cielo azzurro senza nuvole, restituivano un quadro d’altri tempi.

Si vestì con colori sobri, scuri, diversi da quelli dell’estate. Cercò di calcolare tutte le temperature che avrebbe affrontato nel corso della giornata: fresco al mattino, andava bene una camicia di lino doppio, ma sotto una maglietta era indispensabile, per il caldo di mezzogiorno e per il primo freddo della sera. Anche i pantaloni erano di lino doppio, un taglio elegante. Scarpe chiuse, ma estive. Andò tutto bene, pranzò con un pezzo di pizza con le patate, seduta su una panchina all’ombra. Durante il tragitto verso il forno il sole si era fatto sentire sugli abiti scuri.

 

Lui continuava a chiedersi perché lei non lo avesse cercato. Eppure si erano salutati con calore, non gli era affatto sembrato un addio. Era stato gradevole quel tempo insieme. Si infastidì per la mancanza di attenzione. L’aveva monitorata più volte su whatsapp, sembrava attiva. Alle volte l’aveva sorpresa online e la pensava di nuovo inviò il messaggio: “Ciao”. Senza faccina sorridente, senza manina scodinzolante. Niente fiori e niente cuoricini.  C’era bisogno di firmarsi? No, sul profilo appariva la sua fotografia. Si erano visti quattro giorni prima, impossibile barare con un “Chi sei?”. C’è poco da dire: l’aveva fregata. Coinvolta comunque in una conversazione.

 

Lei aveva finito di mangiare la pizza, si stava pulendo le mani con un fazzolettino e l’amuchina. Non aveva voglia di guardare il telefono, ma solo di godersi ancora almeno mezz’ora di autunno. Non era riuscita ad andare al mare, la mattina era stata impegnativa e il pomeriggio sarebbe stato ancora più pesante. Un messaggio è un intruso in certi momenti. Il telefono rimase in borsa.

 

Lui notò che la doppia spunta non diventava blu. D’accordo che si può leggere anche senza aprire l’applicazione, ma se uno ha intenzione di rispondere per forza deve aprire l’applicazione. Avrebbe letto prima o poi e l’attesa non sarebbe stata lunghissima. Quindi poteva fare altro, poteva pensare ad altro.

 

Si alzò dalla panchina senza zelo. Squillò il telefono, guardò il numero, doveva rispondere. Un quarto d’ora a dare spiegazioni. Ormai era connessa di nuovo. Guardò le notifiche whatsapp, ce n’erano diverse. Alcuni dei gruppi silenziati ormai da anni, c’erano 45 messaggi. Uno della collega che la informava di alcune incombenze. Un altro di una conoscente alla quale piaceva inviare vignette con orsacchiotti e scritte ben augurali. E poi un numero che non conosceva che inviava un Ciao. La foto del profilo era piccolina, ma intuibile. Whatsapp chiedeva cosa doveva farne del messaggio, se bloccarlo, se metterlo nelle spam, se aggiungerlo ai contatti. Nulla di tutto ciò. Rispose con un altro Ciao. Senza faccine, senza manine, senza fiori e senza cuoricini. Era già una prima intesa. 

IL PATTO DI MISAMBOR

     IL PATTO DI MISAMBOR

Pianeta Terra, anno 12065. Dopo millenni di battaglie tra tecnologici, ambientalisti e religiosi viene firmato il Patto di Misambor grazie al quale l’uomo dovrebbe vivere felice e in pace per l’eternità. Infatti per i primi secoli le cose vanno esattamente così. Ma “eternità” è parola grossa da digerire: per questo motivo nel Patto di Misambor vengono inserite due clausole: la prima, richiesta dagli ambientalisti, esige che comunque sia previsto un ciclo nascita-crescita-maturità-vecchiaia. La seconda, richiesta dai religiosi e ben più complessa, sancisce la possibilità della morte. Qualunque essere umano muore nel momento in cui sulla terra nessuno gli vuole più bene.

Non c’è neanche uno straccio di astronave in questo romanzo ambientato tra diecimila anni, né si va a passeggio tra le stelle e tantomeno tra le scimmie. In fondo l’umanità riesce sempre a superare se stessa.

 

Autore: Maria Corsetti

Titolo: Il Patto di Misambor

Editore: Falco Editore

Anno di pubblicazione: 2012

Pagine: 112

Prezzo: 10 euro

Copertina di Lorenzo Moriconi

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