Autore: Giuseppe Aloe
Titolo: La logica del desiderio
Editore: Giulio Perrone
Collana: Hinc
Data di Pubblicazione: giugno 2011
Pagine: 220
Prezzo: 13 euro
CANDIDATO AL PREMIO STREGA 2012
Quasi senza tempo, ma è indubbio che sia ambientato nella contemporaneità. Sono i giorni d’oggi eppure l’autore ce la mette tutta per non cadere nella tentazione di far entrare la tecnologia tra le sue righe. Il telefono cellulare appare solo una volta, bandite mail e chat. Si va all’essenza del rapporto, all’intrigo eterno tra uomo e donna. Il protagonista è un uomo che non cerca scuse, né assoluzioni. Qui è la novità, l’ammissione maschile del desiderio. Che non può costruirsi per sillogismi. È la storia di un uomo qualunque, o almeno così si descrive - il romanzo è narrato in prima persona - che galleggia tra le onde della vita. Il desiderio, la soddisfazione del desiderio. Il sesso per come è, né più bello, né più brutto. La gelosia, ingiusta a leggerla in quella storia, eppure ci sta e nessuno può puntare il dito contro.
Leggere “La logica del desiderio” non è cosa semplice, la prosa è dura. Ma avvincente. Proprio come qualcosa della quale ci si vuole liberare e dalla quale si è irrimediabilmente attratti. Si prova fastidio, ma la voglia di continuare prende il sopravvento su ogni pagina. Si finisce con un senso di nausea che si è cercato.
Sinossi
Il cortile interno di un palazzo, un posto tranquillo. Un ragazzo passa interi pomeriggi, sul ballatoio, a correggere un romanzo che non riuscirà mai a pubblicare, a leggere e a seguire i curiosi movimenti dei gatti. Poi un giorno, su una bella macchina grigia, in compagnia del marito, arriva Vespa, "l'inappuntabile ritratto dello splendore", che ha gli occhi più irrefrenabili che lui abbia mai visto. In poco tempo i due diventano amanti. Non è il solo, però. E presto la donna si stanca di lui. La passione che aveva sconvolto quella calma solo apparente diventa allora morbosa e alimenta inquietudini e nevrosi rivelando di quali elementi sia fatta, in fondo, la materia del desiderio e dove possa portare, senza averne quasi cognizione, la sua imprevedibile logica, ammesso che ne esista una.