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Piccole donne - Luisa May Alcott

Il club erotico del martedì - Lisa Beth Kovetz

QUATTRO, NUMERO FEMMINILE PERFETTO

Da Piccole donne a Il club erotico del martedì, più di un secolo di distanza tra la Alcott e la Kovetz, che si ritrovano nell’alchimia nella doppia coppia per due romanzi tutti in rosa

 

1868: in America viene pubblicato il primo volume di "Little Women or, Meg, Jo, Beth, and Amy" di  Louisa May Alcott. L'anno successivo sarà pubblicato il secondo. Nel 1880 i due volumi furono riuniti in uno solo, Little Women. In Italia le prime traduzioni risalgono agli anni trenta-quaranta del secolo scorso e, così come in altre edizioni europee, di scelse di dividere il romanzo in due parti, considerato il pubblico di ragazzi a cui era stato destinato: "Piccole donne" e "Piccole donne crescono".

 

2006: a solo qualche mese dall'uscita americana di “The Tuesday Erotica Club”, la Newton Compton pubblica in Italia “Il club erotico del martedì” di Lisa Beth Kovetz. Donne di tutti i giorni tra vita e sesso a New York, ma quando il sesso diventa una delle scelte in un bivio, si prende l'altra strada. Quando i tabù sono infranti, la vera liberazione è saper gestire il proprio rapporto con il sesso e con l'altro sesso.

 

L'importante è leggerli entrambi all'età giusta. Mai oltre i dieci anni per Piccole donne, Il club erotico si gusta in pieno solo se si sono superati i trenta.

Piccole donne crea un incantesimo, Il club erotico lo fa a pezzi. Ma, così come è necessario leggere il libro Cuore alle elementari per poter apprezzare l'elogio di Franti di Umberto Eco al liceo, sarebbe consigliabile perdersi ancora bambine tra gli zuccheri di Meg e di Amy, guardare con ammirazione Jo e leggere Beth con un senso di inerme pietà, per seguire, qualche decennio più tardi, con il dovuto divertimento, di Margot, Brooke, Aimee e Lux.

Quattro, il numero perfetto al femminile.

Gli uomini amici sono sempre due, da Achille e Patroclo per finire a Narciso e Boccadoro. Due donne no, non funzionano. L'idea di maschio può strutturarsi tutta intorno ad Apollo e Dioniso. Per fare una donna ci vogliono quattro dee. Anche Era, Afrodite e Athena non bastano: in tre, ce lo insegna la questione della mela, si va a finire in guerra.

 

Si potrà obiettare che il romanzo della Alcott è autobiografico, che in famiglia erano quattro sorelle. Ma se il quattro è dovuto a una circostanza, il suo successo significa ben altro.

Chiaramente asessuate, in un contesto dove un abito da sera e una scollatura rischiano di diventare peccato, piene di buoni sentimenti, e diverse, con un'idea di bellezza che sovrasta, perché un racconto di donne non prevede le brutte, Piccole donne suggerisce modelli.

Meg, la maggiore: capace e molto graziosa, protesa verso la famiglia e una vita fatta di tranquilla felicità.

Jo, la scrittrice: oscilla tra ambizione e modestia. Non è molto avvenente, ma neanche da buttare via.

Beth, la malata: un tipo di personaggio che ha cessato di esistere con L'ultima neve di primavera. Dopo c'è stato spazio solo per i rampanti. Beth è troppo perdente per essere catapultata nel mondo contemporaneo. Neanche lotta allo strenuo contro la sua malattia, la accetta romanticamente come un inevitabile destino.

Amy, la più piccola, dotata di senso estetico e ambiziosetta, farà un buon matrimonio dove non manca l'amore.

Meg, Jo ed Amy, a ben guardare, sono personaggi universali. La quarta, Beth, è figlia del suo tempo.

A giudicare dal titolo Il club erotico del martedì si preannuncia piccante. Niente che non si sia già visto in realtà. Quatto donne, colleghe di ufficio con mansioni diverse, che si danno alla scrittura erotica, tutto qui. Un pretesto per seguire la loro vita.

Margot, avvocato cinquantenne tutta carriera e palestra. Single, fisico scolpito, abiti magnifici.

Aimee, impiegata. In realtà ha studiato da fotografo. Il suo talento artistico è rimasto soffocato da una testa giudiziosa. Il marito sparisce quando rimane incinta.

Brooke, ovvero l'alta società newyorchese alle prese con se stessa. Artisticamente talentuosa e bella, impiegata part time tanto per non perdere il contatto con il mondo reale.

E finalmente la novità: Lux, la coatta che più coatta non si può. Fratelli che entrano ed escono di galera, la casa della madre sporca e puzzolente, il padre in ospedale. E qui spazio al sogno americano, perché Lux mette da parte i suoi soldi, acquista immobili, si riscatta. Lux è la vera novità nella letteratura occidentale, non ricordando le caratteristiche di nessuna dea. Però è molto carina, a questo non si poteva derogare.

E così anche Margot, Brooke e Aimee, pur nella loro contemporaneità sono personaggi universali. La quarta, Lux, è figlia del suo tempo.

 

Quattro donne, probabilmente due sarebbero state poche per raffigurare l’universo femminile, tre avrebbero portato all’isolamento della terza in caso di disaccordo e conseguente alleanza tra le prime due. Quattro vanno bene, cinque iniziano a essere troppe.

Quattro, un numero perfetto anche per Grazia Deledda: tante sono le sorelle per Canne al vento. In una condizione drammatica: nobili e povere, segregate in casa da un padre-padrone, in un angolo della Sardegna. Lia, la più piccola, riesce a fuggire. Si sposerà e avrà un figlio, una vita normale, ma che in quelle condizioni diventa straordinariamente deprecabile. Avrebbe potuto Grazia Deledda raccontare la stessa storia se a rimanere in quella casa di Sardegna fossero state solo in due?

E, tornando ai giorni nostri, quattro donne anche per Sex and the City: Samantha, Carrie, Charlotte, Miranda.

Direi subito che Charlotte è l’omologa di Amy in salsa moderna. Amy ama le arti figurative, Charlotte è una gallerista. Entrambe fanno un buon matrimonio, economicamente si intende, tutto il resto è figlio dei tempi di ciascuna.

Calza un po’ meno a pennello, ma calza, pensare Carrie come la versione terzo millennio di Jo. Scrittrici, tutte e due di aspetto gradevole, tuttavia non vengono ammirate per la loro bellezza ma per il loro “insieme”: l’aspetto fisico diventa un corollario del carattere che invece rimane molto impresso. Estroverse eppure capaci di intimidirsi di fronte ad alcuni passaggi della vita.

Forzando la mano si può arrivare a tracciare un parallelo tra Meg e Miranda. Miranda la studiosa, Miranda l’avvocato di grido che pure per amore alla fine sposa un uomo molto meno in vista di lei e accetta di trasferirsi da Manhattan a Brooklyn. Meg la piena di qualità che potrebbe ambire ai ceti più alti e invece sposa il professore che ama. Una vita che non svetta ma che la rende felice. Come Miranda quando si trova a giocare tra la neve con il figlio e il cane.

E Samantha dove la metto? E Beth? In questi due personaggi sta tutta la novità di Sex and City rispetto a Piccole donne. È il quarto personaggio che segna la vera differenza tra le epoche.

Samantha la divora uomini tutta carriera e tacchi alti, che si fa gli affari suoi fregandosene del giudizio degli altri, non può scomparire. Samantha affronta la malattia, grave, non si racconta le favole, agisce consapevole di stare tra le mani della roulette russa del destino. Con un coraggio e una paura che non ti aspetti.

Sarà per questo che abbiamo amato Samantha e molto di meno Beth? Quell’arrendersi di fronte a una fine segnata, confessiamolo, non lo abbiamo mai tollerato. Beth non ci ha lasciato alcuna speranza. Beth si è arresa da sempre alla sua sorte. Avremmo voluto tutte tenderle una mano. Invece lei rimaneva lì, mansueta nel suo letto a guardarci mentre noi correvamo incontro alla vita. Ci ha dato il primo grande letterario senso di colpa. Ci ha dato il primo grande letterario senso di colpa. Per superarli ci è voluta, decenni dopo, Samantha. 

Autore: Louisa May Alcott Titolo: Piccole donne Editore: RIZZOLI Collana: TASCABILI RAGAZZI Pagine: 336

Prezzo: 8,50 euro 

 

 Autore:Lisa Beth Kovetz

Titolo:Il club erotico del martedì Editore: Newton Compton Collana:Anagramma

Pagine: 320

Prezzo: 9.90 euro

 

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IL PATTO DI MISAMBOR

     IL PATTO DI MISAMBOR

Pianeta Terra, anno 12065. Dopo millenni di battaglie tra tecnologici, ambientalisti e religiosi viene firmato il Patto di Misambor grazie al quale l’uomo dovrebbe vivere felice e in pace per l’eternità. Infatti per i primi secoli le cose vanno esattamente così. Ma “eternità” è parola grossa da digerire: per questo motivo nel Patto di Misambor vengono inserite due clausole: la prima, richiesta dagli ambientalisti, esige che comunque sia previsto un ciclo nascita-crescita-maturità-vecchiaia. La seconda, richiesta dai religiosi e ben più complessa, sancisce la possibilità della morte. Qualunque essere umano muore nel momento in cui sulla terra nessuno gli vuole più bene.

Non c’è neanche uno straccio di astronave in questo romanzo ambientato tra diecimila anni, né si va a passeggio tra le stelle e tantomeno tra le scimmie. In fondo l’umanità riesce sempre a superare se stessa.

 

Autore: Maria Corsetti

Titolo: Il Patto di Misambor

Editore: Falco Editore

Anno di pubblicazione: 2012

Pagine: 112

Prezzo: 10 euro

Copertina di Lorenzo Moriconi

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