1977: è l'anno della prima edizione di Candido di Sciascia, editore Einaudi. Per le successive la casa editrice sarà l'Adelphi. Un romanzo, secondo lo stesso autore che trova il modo di citarlo in più passi della sua opera, che guarda al Candide di Voltaire. Eppure c'è da chiedersi se, cambiando il nome del protagonista ed evitando certi espliciti riferimenti, il lettore se ne sarebbe accorto. Sembra quasi che Sciascia abbia "buttato le mani avanti" per levarsi di torno la pedanteria di certa critica e costruirsi un personaggio tutto suo con vicende tutte proprie che possono, per il ritmo con il quale sono narrate, riportare alla mente il Candide.
1998: Einaudi pubblica in Italia la Trilogia della città di K di Ágota Kristóf. La scrittrice ungherese, che dal 1956 vive in Svizzera, a Neuchâtel, e scrive in francese, ha raggiunto il successo internazionale nel 1987 con Le grand cahier (Il grande quaderno), che viene eletto "Livre Européen". Le grand cahier confluirà, insieme a La preuve (La prova) e Le troisième mensonge (La terza menzogna), nella Trilogie. Stampato in oltre 30 paesi, la Trilogia della città di K. è stato definito "favola nera" dalla "prosa che ha l'andatura di una marionetta impazzita" o anche tirata fuori "dal cilindro di un prestigiatore crudele".
Perché ostinarsi a raccontare l'infanzia come una nuvola rosa, i bambini come lo specchio della bontà. La non conoscenza del mondo, l'ingenuità deve per forza portare a conclusioni di zucchero? L'infanzia sa essere l'impatto spietato con la vita, l'ingenuità esclude ogni sfumatura. L'innocenza non conosce alcun senso dell'opportunità. Dall'innocenza si arriva a conclusioni sbagliate. Sbagliate davvero? Secondo quali parametri? Crescendo, cosa conta di più: un'incrollabile fede in se stessi o una capacità convenzionale di affrontare il mondo?
Il Candido di Sciascia e i gemelli della Kristoff si muovono nel mondo senza utilizzare alcun filtro, esistono quindi vivono. E decidono, agiscono, amano. Non odiano mai, eppure mettono in campo una crudeltà impossibile se misurata con gli strumenti del patto sociale. È così imprescindibile il trasporto dei figli verso i genitori? O peggio: è davvero necessario per un genitore amare il proprio figlio?
Nel Candido troviamo profumi e atmosfere del Mediterraneo e le contraddizioni di un popolo alle prese con le ambiguità della democrazia. Nella Trilogia il freddo del nord e regole interpretate secondo la cortina di ferro. Eppure i protagonisti, che a ben guardare vivono nella stessa epoca, sono dotati del medesimo senso dell'esistenza, vissuta secondo sillogismi. Dall'inserire una logica semplice, a tratti matematica, senza variabili, in un contesto fatto di ombre e chiaroscuri, negli intralci del vivere umano risulta un conto che non può tornare. O che torna solo a chi non ha altre chiavi di interpretazione della realtà e quindi segue il suo percorso senza prendere in considerazione i contorni dello stesso percorso. Talmente convinto che gli altri lo bolleranno come affetto da ritardo mentale. Intanto lui vive la sua vita, e, se alla fine non sapremo come definirla questa vita. Dolorosa? Felice? Mediocre? Straordinaria?
È sul filo di conclusioni semplici, e terribili nelle loro conseguenze ovvie per i protagonisti, aberranti per il lettore, che corre l'emozione.
Si sorride nel Candido, impossibile farlo durante la Trilogia. È forse questo il fulcro intorno al quale ruotano i due romanzi e che li rende così profondamente distanti.
Autore: Leonardo Sciascia Titolo: Candido Editore: Adelphi Collana: Gli Adelphi Pagine: 133 Prezzo: 10,90 euro |
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Autore: Agota Kristof Titolo: Trilogia della città di K. Editore: Einaudi Collana: Super ET Traduzione: Armando Marchi Virginia Ripa di Meana Giovanni Bogliolo Collana: Universale economica Pagine: 384 Prezzo: 12,50 euro |
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